Stoicismo S.p.A.
15/08/21 10:17 Archiviato in: Filosofia generale
Stoicismo S.p.A.
Di Stefano Scolari
“Al mattino comincia col dire a te stesso: incontrerò un indiscreto, un ingrato, un prepotente, un impostore, un invidioso, un individualista”, dove possiamo leggere questa frase? In un libro di ‘self help’ (auto miglioramento), in un tweet di un coach alla moda, nell’Instagram di una famosa influencer? Niente di tutto questo, lo possiamo leggere in un testo scritto dall’imperatore romano Marco Aurelio prima del 180 d.C. [1] Io lo trovo sorprendentemente moderno: breve (sono esattamente i 140 caratteri richiesti da Twitter), cattura l’attenzione, gratifica il lettore perché lo fa sentire migliore di chi incontrerà. [2]
Non stupisce, quindi, il successo che stanno trovando le opere di Marco Aurelio, e con le sue anche quelle degli altri stoici latini Seneca e, in misura minore, Epitteto. Durante la pandemia, la popolarità dello stoicismo è molto cresciuta. Penguin Random House ha dichiarato a The Guardian in un articolo dell’aprile 2020 che le vendite di stampe di Meditations (titolo con cui è noto A se stesso nei paesi di lingua inglese) sono aumentate del 28% nella prima parte del 2020 rispetto al 2019 e le vendite di Lettere a Lucillo di Seneca sono aumentate del 42%. Le vendite di e-book di Lettere a Lucillo sono aumentate del 356% e mentre nel 2012 sono state vendute 16.000 copie di Meditations, nel 2019 ne sono state vendute più di 100.000.
D’altra parte, lo stoicismo sembra fatto su misura per i nostri tempi, aveva un'ambizione coinvolgente e altamente pratica: insegnare alle persone come essere calmi e coraggiosi di fronte all'ansia e al dolore travolgenti. Quale lettura migliore durante i lockdown?
Lo stoicismo fu uno dei nuovi movimenti filosofici del periodo ellenistico. Il nome deriva dal portico decorato con pitture murali (stoa poikilê) nell'Agorà di Atene dove, intorno al 300 a. C., un mercante di nome Zenone di Cizio dopo aver perso tutti i suoi averi in un naufragio iniziò a praticare la filosofia. Nello stesso luogo si riuniranno i membri della scuola e si terranno le loro lezioni. Detto in estrema sintesi gli stoici ritenevano che emozioni come la paura o l'invidia (o gli attaccamenti) fossero o nascessero da falsi giudizi e che il saggio - una persona che aveva raggiunto la perfezione morale e intellettuale – non li subirebbe. I successivi stoici dell'epoca imperiale romana enfatizzarono le dottrine secondo le quali il saggio è assolutamente immune dalla sventura non già perché essa non arrivi, ma perché il saggio non ne viene travolto. “Sii come il promontorio, contro cui si infrangono incessantemente i flutti: resta immobile, e intorno ad esso si placa il
ribollire delle acque.” Afferma Marco Aurelio. [3] Del resto questo è il significato che attribuiamo oggi nel linguaggio comune al termine ‘stoico’: colei o colui che affronta imperturbabile le avversità. Altro importante insegnamento è quello per il quale se non possiamo controllare ogni fattore che potrebbe influenzare le nostre vite, possiamo invece avere pieno controllo delle nostre azioni e reazioni: “possono sì intralciare un'attività, ma l'impulso e la disposizione non hanno ostacoli”. [4]
Ma qui non voglio occuparmi dello stoicismo, bensì della grande fortuna che esso ha attualmente, nella sua versione che potremmo chiamare ‘stoicismo moderno’. Negli ultimi anni lo stoicismo è passato da un argomento confinato alle lezioni di filosofia a un prodotto di consumo di massa. Le idee e i testi stoici (variamente semplificate ed estrapolate) si trovano ora in podcast dedicati, newsletter, account Instagram, libri di auto miglioramento, coaching personale, esiste la comunità tech-stoic e ha pure un suo evento annuale: la Stoicon Conference. Esiste perfino un negozio on line che vende tutto quello che serve per diventare stoico.
Accanto al vasto interesse generale, lo stoicismo ha un fascino fuori misura in certi ambienti culturali. “La gente della Silicon Valley sembra determinata a rendersi infelice.” Scrive Nellie Bowles in un articolo del marzo 2019 sul The New York Times. “Muoiono di fame per giorni, di proposito. Le docce fredde mattutine sono un vanto. […] gli indizi più utili per comprendere la Silicon Valley oggi potrebbero provenire dalla sua filosofia antica preferita: lo stoicismo.” Jack Dorsey, fondatore di Twitter, è famoso per i suoi risvegli alle 5 del mattino e per i bagni di ghiaccio. Il discusso imprenditore californiano Kevin Rose ha detto che cerca di incorporare nella sua vita pratiche che imitino l'ambiente dei nostri antenati e le loro sfide quotidiane come camminare sotto la pioggia senza giacca o indossare i sandali nella neve di dicembre quando porta fuori il cane la mattina. Miliardari come Warren Buffet, Jeff Bezos e Mark Cuban sono stati descritti come stoici.
Ci sono elementi dello stoicismo che giustificano intrinsecamente la loro condotta e le loro convinzioni? Gli stoici, a differenza dei loro contemporanei epicurei e cinici, non avevano alcuna posizione contro l'estrema ricchezza o status: non erano da ricercare, ma se ti capitava di essere ricco o potente, così fosse. Ma ciò non basta a spiegarne la fortuna in certi ambienti. A cosa serve lo stoicismo moderno? Per trovare pace interiore e serenità mentale? Essere più produttivi e gestire una multinazionale? Lottare contro il cambiamento climatico e per la giustizia sociale? Tutto questo e altro ancora, dipende a chi lo chiedi.
Vivere una buona vita, per gli stoici, significava essere il più virtuosi possibile grazie alla propria capacità di ragionare. Gli stoici romani apprezzavano soprattutto il pensiero razionale e pensavano che una persona avesse il controllo non sugli eventi esterni, ma sulle proprie risposte a quegli eventi. Qualunque cosa accada, che si tratti di una pandemia, di una guerra, della tua salute, del tempo atmosferico, delle azioni degli altri, se non hai il controllo su di essa, non è ragionevole per te spendere energia emotiva negativa su di essa. Qualsiasi angoscia che deriva da tali eventi deriva dalle tue reazioni ad essi, che puoi modificare in meglio. Scrive Epitteto [5]: “Le cose sono di due maniere; alcune in poter nostro, altre no. Sono in poter nostro l’opinione, il movimento dell’animo, l’appetizione, l’aversione, in breve tutte quelle cose che sono nostri propri atti. Non sono in poter nostro il corpo, gli averi, la riputazione, i magistrati, e in breve quelle cose che non sono nostri propri atti. Le cose poste in nostro potere sono di natura libere, non possono essere impedite né attraversate. Quelle altre sono deboli, schiave, sottoposte a ricevere impedimento, e per ultimo sono cose altrui. Ricordati adunque che se tu reputerai per libere quelle cose che sono di natura schiave, e per proprie quelle che sono altrui, t’interverrà di trovare quando un ostacolo quando un altro, essere afflitto, turbato, dolerti degli uomini e degli dèi. Per lo contrario se tu non istimerai proprio tuo se
non quello che è tuo veramente, e se terrai che sia d’altri quello che è veramente d’altri, nessuno mai ti potrà sforzare, nessuno impedire, tu non ti dorrai di niuno, non incolperai chicchessia, non avrai nessuno inimico, niuno ti nocerà, essendo che in effetto tu non riceverai nocumento veruno.”
Gli stoici classici erano monisti e pensavano che l'universo fosse tutto connesso, fatto di una sostanza razionale divina chiamata logos. L'universo, credevano, era razionale perché era organizzato da logos: qualunque cosa accada è ciò che dovrebbe accadere. È retto da un ordine necessario e razionale. Esso è inteso come fato o come provvidenza. Anche le cose che sembrano cattive sono state ordinate dalla scintilla divina del logos, quindi ciò che è effettivamente negativo è la risposta del singolo individuo, che può modificarla e sulla quale può avere il controllo. "Lo stoicismo è quindi fin dall'inizio un sistema deterministico che sembra non lasciare spazio al libero arbitrio umano e responsabilità morale." Ha scritto Gregory Hays nell'introduzione alla sua traduzione delle Meditations. “In realtà gli stoici erano riluttanti ad accettare un simile argomento e tentarono di aggirare la difficoltà definendo il libero arbitrio come un accomodamento volontario a ciò che è in ogni caso inevitabile. […] l’uomo è come un cane legato a un carro in movimento. Se il cane si rifiuta di correre con il carro, ne sarà trascinato, ma la scelta è ancora sua: correre o essere trascinato” [6].
Qualunque cosa intendessero gli antichi stoici, oggi lo stoicismo è così aperto all'interpretazione che coloro che non sono inclini all'attivismo o hanno interesse che lo status quo non cambi, possono usarlo come scusa per la passività, consapevolmente o meno. Si potrebbe leggere il brano di Epitteto su ciò che è in nostro controllo e pensare: "Se il cambiamento climatico o gli incidenti sul lavoro sono fuori dal mio controllo, allora non sta a me preoccuparmi".
Forse non sorprende quindi che miliardari, grandi manager e fondatori di start-up di successo amino una filosofia che non richieda loro di rinunciare alla loro ricchezza, ma accetti il loro ruolo nel mondo e consigli ai meno fortunati di non preoccuparsi così tanto delle loro circostanze e di accettare la loro sorte, come Zenone ha fatto quando ha perso tutti i suoi averi. Alla lista di Epitteto ‘non sono in poter nostro il corpo, gli averi, la riputazione, i magistrati’ è facile aggiungere ‘i datori di lavoro’. Naturale che cerchino filosofie, adattando, semplificando e un po’ storpiando quelle esistenti, che convalidino sostanzialmente se stessi e il loro stile di vita piuttosto che li facciano criticamente ragionare sui loro obblighi verso i loro simili. Se le condizioni di lavoro non sono ‘in potere’ del lavoratore - che può al massimo regolare le sue emozioni (rabbia ad esempio) al riguardo – sarà facile rispondere alla richiesta di salari più adeguati con la frase: “Farò di meglio, ti regalo un libro di Seneca”.
Ma questo non basta certo a spiegare il successo di massa del moderno stoicismo. Una caratteristica che lo rende popolare è che esso, fin dagli inizi, è stata una filosofia fortemente pratica. Lo stoicismo offre molti consigli pratici, molti ‘esercizi’ per diventare saggi. Ad esempio, applicando la tecnica chiamata premeditatio malorum, l'esercizio di immaginare cose che potrebbero andare storte o che ci possono essere portate via, ci aiuta a prepararci per gli inevitabili contrattempi della vita. Oppure amor fati per assumere la mentalità che faccia ottenere il meglio da tutto ciò che accade: trattare ogni momento, non importa quanto impegnativo, come qualcosa da abbracciare, non da evitare. Un ‘esercizio’ al riguardo lo suggerisce lo stesso Epitteto: “Abbi cura di ricordare a te medesimo il vero essere di ciascheduna cosa che ti diletta o che tu ami o che ti serve ad alcuno uso, incominciando dalle più picciole. […] Se tu bacerai per avventura un tuo figliuolino o la moglie, dirai teco stesso: ‘io bacio un mortale’; acciocché morendoti quella donna o quel fanciullino, tu non abbi perciò a turbarti.” [7]
Per essere uno stoico moderno non è perciò necessario un lungo processo di riflessione profonda, si può iniziare a ‘fare lo stoico’ fin da subito, poi magari con l’esercizio lo si diventa pure, forse. Questa è una forte attrattiva per chi ha fretta e non ha ‘tempo da perdere’. Le indimenticabili frasi dello stoicismo, così lapidarie ed efficaci, e i suoi consigli pratici lo rendono sia incredibilmente utile come strategia di resilienza e auto miglioramento, sia altamente commercializzabile. L'idea di creare una distanza tra gli eventi esterni e le reazioni ad essi può essere profonda, offrendo un modo per rendere più gestibili le circostanze della vita stressanti ed impegnative. Chi ha abbracciato lo stoicismo lo descrive spesso come una luce guida nell'affrontare lo stress lavorativo e relazionale, la gestione della rabbia e dell'ansia. Tutto bene, quindi? Beh, non proprio.
Lo stoicismo è una possibile risposta per la gestione dell’ansia in un’epoca molto complicata dove si intrecciano cambiamenti tecnologici epocali, crisi economiche cicliche, rapporti di forza mondiali in evoluzione, pandemie, dove la parola incertezza è la più usata per descrivere il futuro. Sempre più persone cercano un modo per affrontare tutto questo: lo stoicismo moderno ha davanti a sé un mercato enorme. Per conquistare tale mercato, per arrivare a quanti più ‘consumatori’ possibile, il ‘prodotto stoicismo’ deve essere reso facile da comunicare e comprendere, avere un packaging attraente, essere qualcosa che si può acquistare con i soldi invece che con la riflessione filosofica. Un sito di vendite on line di ‘accessori per lo stoicismo’ vende ad esempio per soli 156$ un pacchetto di 8 “medaglioni Stoici giornalieri ciascuno progettato per tenere a mente un diverso principio dello stoicismo”. In un articolo sul New York Times [8] la professoressa Nancy Sherman ha scritto: “Lo stoicismo moderno è diventato un'industria. E una mega-industria se è per quello.” Prosegue poi “oggi lo stoicismo non è tanto una filosofia quanto una raccolta di trucchi di vita per superare l'ansia, meditazioni per frenare la rabbia, esercizi per trovare quiete e calma”. Con tutto il contorno di life-coach, seminari e quant’altro per insegnare e aiutare a diventare stoici.
Ma se questo aiuta le persone, cosa c’è di male? La semplificazione per rendere lo stoicismo moderno un’attività pratica più che una filosofia, sta accentuando l’attenzione sull’idea di Epitteto di concentrarsi su quello che è nel tuo controllo [9]. Posso farti fare degli esercizi affinché tu possa regolare le tue emozioni al riguardo delle catastrofi causate dal cambiamento climatico, non per rimuoverne le cause. In questa visione, l'impatto del mondo esterno e degli altri può svanire quando il sé interiore diventa l’unico punto di riferimento. L'attenzione si restringe a quel sé: io, isolato dalle strutture sociali che mi sostengono o mi abbattono. Una visione già in qualche modo presente in Marco Aurelio: “quanto certuni mi ostacolano nello svolgimento del mio specifico operato, gli uomini divengono per me una delle cose indifferenti, non meno del sole o del vento o di una belva” [10].
Il rischio che vedo è che lo stoicismo moderno porti i suoi seguaci a vedere come possibili, e perciò perseguire, solo soluzioni individuali per loro stessi. Che di fronte allo sfruttamento sul luogo di lavoro l’unica soluzione sia diventare imprenditore [11]. Il rischio cioè che le persone rinuncino troppo rapidamente alla lotta per cambiare il mondo esterno, accettando il fatto che non è nel loro potere e limitandosi a controllare le proprie reazioni.
Ai tempi di Zenone o Seneca gli esseri umani effettivamente potevano poco contro quel che accadeva. Se a Marco Aurelio avessi detto che molti dei suoi soldati si sarebbero potuti salvare dalle ferite grazie alla penicillina, ti avrebbe guardato come si guarda un pazzo e ti avrebbe risposto che l’unica cosa in suo potere era prepararsi alla perdita di tanti compagni d’armi per non essere travolto dal dolore. Ora lo sviluppo morale, sociale, scientifico e tecnologico ha ampliato il perimetro di ciò che è in nostro potere. Però tale controllo sulle cose spesso non lo abbiamo individualmente ma solo se lavoriamo collettivamente.
Quello che si legge approfondendo davvero l'antico stoicismo è la promessa di un sé connesso e il potenziale di contribuire al bene della comunità, mentre nel mercato prospera lo stoicismo pop egocentrico. Marco Aurelio scriveva: “siamo nati per la collaborazione, come i piedi, le mani, le palpebre, i denti superiori e inferiori” [12] e ancora “Infatti è da tempo dimostrato che siamo nati per la vita in società.” [13] Lo $tocismo moderno - con il simbolo del dollaro al posto della ‘S’ come lo definisce Massimo Pagliucci nel blog Stoicism Philosophy as a Way of Life - con la sua visione incentrata sull'io manca dell'enfasi dell'antico stoicismo sul nostro fiorire come sé sociali, connessi a livello locale e globale.
Questo avviene quando lo stoicismo è usato come strumento piuttosto che come filosofia nel suo insieme. Vale per qualunque filosofia se la si trasforma in strumento, in prodotto.
1 Marco Aurelio, Colloqui con se stesso, Ricordi, II 1
2 In realtà se si legge per intero il brano Marco Aurelio non induce certo a questo autocompiacimento: “riflettendo sulla natura di chi sbaglia, ho concluso che si tratta di un mio parente, non perché derivi dallo stesso sangue o dallo stesso seme, ma in quanto compartecipe dell'intelletto […] siamo nati per la collaborazione […] agire l'uno contro l'altro è contro natura: e adirarsi e respingere sdegnosamente qualcuno è agire contro di lui.” ibid. Ma una lettura rapida della frase, estrapolata dal resto, in stile social media appunto, al contrario porta proprio all’autocompiacimento.
3 Ibid. IV 49
4 Ibid. V 20 questa citazione si trova spesso nella forma semplificata “Le nostre azioni possono essere impedite ma non può esserci alcun impedimento alle nostre intenzioni o disposizioni”.
5 Epitteto, Manuale, I, traduzione di Giacomo Leopardi, 1825
6 Marcus Aurlius, Meditations a new translation, Translated by Gregory Hays, The Modern Library, New York 2003
7 Epitteto, Manuale, III, traduzione di Giacomo Leopardi, 1825
8 Nancy Sherman, If You’re Reading Stoicism for Life Hacks, You’re Missing the Point, The New York Times, 14 maggio 2021
9 Tralascio qui l’argomento, ma sarebbe utile approfondire il fatto che in questo modo si apre la strada ad una sorta di autoflagellazione morale, per cui se non riesco, o quantomeno non sono felice, è perché non ho adeguatamente controllato ciò che è in mio controllo.
10 Marco Aurelio, Colloqui con se stesso, Ricordi, V 20
11 Anche questo credo sia un argomento correlato che merita approfondimento. Nel campo della logistica questo processo di promuovere ‘l’imprenditorialità’ di raiders e padroncini sembra un modo piuttosto raffinato per nascondere condizioni di lavoro inaccettabili.
12 Marco Aurelio, Colloqui con se stesso, Ricordi, II 1
13 Ibid. V 16
Di Stefano Scolari
“Al mattino comincia col dire a te stesso: incontrerò un indiscreto, un ingrato, un prepotente, un impostore, un invidioso, un individualista”, dove possiamo leggere questa frase? In un libro di ‘self help’ (auto miglioramento), in un tweet di un coach alla moda, nell’Instagram di una famosa influencer? Niente di tutto questo, lo possiamo leggere in un testo scritto dall’imperatore romano Marco Aurelio prima del 180 d.C. [1] Io lo trovo sorprendentemente moderno: breve (sono esattamente i 140 caratteri richiesti da Twitter), cattura l’attenzione, gratifica il lettore perché lo fa sentire migliore di chi incontrerà. [2]
Non stupisce, quindi, il successo che stanno trovando le opere di Marco Aurelio, e con le sue anche quelle degli altri stoici latini Seneca e, in misura minore, Epitteto. Durante la pandemia, la popolarità dello stoicismo è molto cresciuta. Penguin Random House ha dichiarato a The Guardian in un articolo dell’aprile 2020 che le vendite di stampe di Meditations (titolo con cui è noto A se stesso nei paesi di lingua inglese) sono aumentate del 28% nella prima parte del 2020 rispetto al 2019 e le vendite di Lettere a Lucillo di Seneca sono aumentate del 42%. Le vendite di e-book di Lettere a Lucillo sono aumentate del 356% e mentre nel 2012 sono state vendute 16.000 copie di Meditations, nel 2019 ne sono state vendute più di 100.000.
D’altra parte, lo stoicismo sembra fatto su misura per i nostri tempi, aveva un'ambizione coinvolgente e altamente pratica: insegnare alle persone come essere calmi e coraggiosi di fronte all'ansia e al dolore travolgenti. Quale lettura migliore durante i lockdown?
Lo stoicismo fu uno dei nuovi movimenti filosofici del periodo ellenistico. Il nome deriva dal portico decorato con pitture murali (stoa poikilê) nell'Agorà di Atene dove, intorno al 300 a. C., un mercante di nome Zenone di Cizio dopo aver perso tutti i suoi averi in un naufragio iniziò a praticare la filosofia. Nello stesso luogo si riuniranno i membri della scuola e si terranno le loro lezioni. Detto in estrema sintesi gli stoici ritenevano che emozioni come la paura o l'invidia (o gli attaccamenti) fossero o nascessero da falsi giudizi e che il saggio - una persona che aveva raggiunto la perfezione morale e intellettuale – non li subirebbe. I successivi stoici dell'epoca imperiale romana enfatizzarono le dottrine secondo le quali il saggio è assolutamente immune dalla sventura non già perché essa non arrivi, ma perché il saggio non ne viene travolto. “Sii come il promontorio, contro cui si infrangono incessantemente i flutti: resta immobile, e intorno ad esso si placa il
ribollire delle acque.” Afferma Marco Aurelio. [3] Del resto questo è il significato che attribuiamo oggi nel linguaggio comune al termine ‘stoico’: colei o colui che affronta imperturbabile le avversità. Altro importante insegnamento è quello per il quale se non possiamo controllare ogni fattore che potrebbe influenzare le nostre vite, possiamo invece avere pieno controllo delle nostre azioni e reazioni: “possono sì intralciare un'attività, ma l'impulso e la disposizione non hanno ostacoli”. [4]
Ma qui non voglio occuparmi dello stoicismo, bensì della grande fortuna che esso ha attualmente, nella sua versione che potremmo chiamare ‘stoicismo moderno’. Negli ultimi anni lo stoicismo è passato da un argomento confinato alle lezioni di filosofia a un prodotto di consumo di massa. Le idee e i testi stoici (variamente semplificate ed estrapolate) si trovano ora in podcast dedicati, newsletter, account Instagram, libri di auto miglioramento, coaching personale, esiste la comunità tech-stoic e ha pure un suo evento annuale: la Stoicon Conference. Esiste perfino un negozio on line che vende tutto quello che serve per diventare stoico.
Accanto al vasto interesse generale, lo stoicismo ha un fascino fuori misura in certi ambienti culturali. “La gente della Silicon Valley sembra determinata a rendersi infelice.” Scrive Nellie Bowles in un articolo del marzo 2019 sul The New York Times. “Muoiono di fame per giorni, di proposito. Le docce fredde mattutine sono un vanto. […] gli indizi più utili per comprendere la Silicon Valley oggi potrebbero provenire dalla sua filosofia antica preferita: lo stoicismo.” Jack Dorsey, fondatore di Twitter, è famoso per i suoi risvegli alle 5 del mattino e per i bagni di ghiaccio. Il discusso imprenditore californiano Kevin Rose ha detto che cerca di incorporare nella sua vita pratiche che imitino l'ambiente dei nostri antenati e le loro sfide quotidiane come camminare sotto la pioggia senza giacca o indossare i sandali nella neve di dicembre quando porta fuori il cane la mattina. Miliardari come Warren Buffet, Jeff Bezos e Mark Cuban sono stati descritti come stoici.
Ci sono elementi dello stoicismo che giustificano intrinsecamente la loro condotta e le loro convinzioni? Gli stoici, a differenza dei loro contemporanei epicurei e cinici, non avevano alcuna posizione contro l'estrema ricchezza o status: non erano da ricercare, ma se ti capitava di essere ricco o potente, così fosse. Ma ciò non basta a spiegarne la fortuna in certi ambienti. A cosa serve lo stoicismo moderno? Per trovare pace interiore e serenità mentale? Essere più produttivi e gestire una multinazionale? Lottare contro il cambiamento climatico e per la giustizia sociale? Tutto questo e altro ancora, dipende a chi lo chiedi.
Vivere una buona vita, per gli stoici, significava essere il più virtuosi possibile grazie alla propria capacità di ragionare. Gli stoici romani apprezzavano soprattutto il pensiero razionale e pensavano che una persona avesse il controllo non sugli eventi esterni, ma sulle proprie risposte a quegli eventi. Qualunque cosa accada, che si tratti di una pandemia, di una guerra, della tua salute, del tempo atmosferico, delle azioni degli altri, se non hai il controllo su di essa, non è ragionevole per te spendere energia emotiva negativa su di essa. Qualsiasi angoscia che deriva da tali eventi deriva dalle tue reazioni ad essi, che puoi modificare in meglio. Scrive Epitteto [5]: “Le cose sono di due maniere; alcune in poter nostro, altre no. Sono in poter nostro l’opinione, il movimento dell’animo, l’appetizione, l’aversione, in breve tutte quelle cose che sono nostri propri atti. Non sono in poter nostro il corpo, gli averi, la riputazione, i magistrati, e in breve quelle cose che non sono nostri propri atti. Le cose poste in nostro potere sono di natura libere, non possono essere impedite né attraversate. Quelle altre sono deboli, schiave, sottoposte a ricevere impedimento, e per ultimo sono cose altrui. Ricordati adunque che se tu reputerai per libere quelle cose che sono di natura schiave, e per proprie quelle che sono altrui, t’interverrà di trovare quando un ostacolo quando un altro, essere afflitto, turbato, dolerti degli uomini e degli dèi. Per lo contrario se tu non istimerai proprio tuo se
non quello che è tuo veramente, e se terrai che sia d’altri quello che è veramente d’altri, nessuno mai ti potrà sforzare, nessuno impedire, tu non ti dorrai di niuno, non incolperai chicchessia, non avrai nessuno inimico, niuno ti nocerà, essendo che in effetto tu non riceverai nocumento veruno.”
Gli stoici classici erano monisti e pensavano che l'universo fosse tutto connesso, fatto di una sostanza razionale divina chiamata logos. L'universo, credevano, era razionale perché era organizzato da logos: qualunque cosa accada è ciò che dovrebbe accadere. È retto da un ordine necessario e razionale. Esso è inteso come fato o come provvidenza. Anche le cose che sembrano cattive sono state ordinate dalla scintilla divina del logos, quindi ciò che è effettivamente negativo è la risposta del singolo individuo, che può modificarla e sulla quale può avere il controllo. "Lo stoicismo è quindi fin dall'inizio un sistema deterministico che sembra non lasciare spazio al libero arbitrio umano e responsabilità morale." Ha scritto Gregory Hays nell'introduzione alla sua traduzione delle Meditations. “In realtà gli stoici erano riluttanti ad accettare un simile argomento e tentarono di aggirare la difficoltà definendo il libero arbitrio come un accomodamento volontario a ciò che è in ogni caso inevitabile. […] l’uomo è come un cane legato a un carro in movimento. Se il cane si rifiuta di correre con il carro, ne sarà trascinato, ma la scelta è ancora sua: correre o essere trascinato” [6].
Qualunque cosa intendessero gli antichi stoici, oggi lo stoicismo è così aperto all'interpretazione che coloro che non sono inclini all'attivismo o hanno interesse che lo status quo non cambi, possono usarlo come scusa per la passività, consapevolmente o meno. Si potrebbe leggere il brano di Epitteto su ciò che è in nostro controllo e pensare: "Se il cambiamento climatico o gli incidenti sul lavoro sono fuori dal mio controllo, allora non sta a me preoccuparmi".
Forse non sorprende quindi che miliardari, grandi manager e fondatori di start-up di successo amino una filosofia che non richieda loro di rinunciare alla loro ricchezza, ma accetti il loro ruolo nel mondo e consigli ai meno fortunati di non preoccuparsi così tanto delle loro circostanze e di accettare la loro sorte, come Zenone ha fatto quando ha perso tutti i suoi averi. Alla lista di Epitteto ‘non sono in poter nostro il corpo, gli averi, la riputazione, i magistrati’ è facile aggiungere ‘i datori di lavoro’. Naturale che cerchino filosofie, adattando, semplificando e un po’ storpiando quelle esistenti, che convalidino sostanzialmente se stessi e il loro stile di vita piuttosto che li facciano criticamente ragionare sui loro obblighi verso i loro simili. Se le condizioni di lavoro non sono ‘in potere’ del lavoratore - che può al massimo regolare le sue emozioni (rabbia ad esempio) al riguardo – sarà facile rispondere alla richiesta di salari più adeguati con la frase: “Farò di meglio, ti regalo un libro di Seneca”.
Ma questo non basta certo a spiegare il successo di massa del moderno stoicismo. Una caratteristica che lo rende popolare è che esso, fin dagli inizi, è stata una filosofia fortemente pratica. Lo stoicismo offre molti consigli pratici, molti ‘esercizi’ per diventare saggi. Ad esempio, applicando la tecnica chiamata premeditatio malorum, l'esercizio di immaginare cose che potrebbero andare storte o che ci possono essere portate via, ci aiuta a prepararci per gli inevitabili contrattempi della vita. Oppure amor fati per assumere la mentalità che faccia ottenere il meglio da tutto ciò che accade: trattare ogni momento, non importa quanto impegnativo, come qualcosa da abbracciare, non da evitare. Un ‘esercizio’ al riguardo lo suggerisce lo stesso Epitteto: “Abbi cura di ricordare a te medesimo il vero essere di ciascheduna cosa che ti diletta o che tu ami o che ti serve ad alcuno uso, incominciando dalle più picciole. […] Se tu bacerai per avventura un tuo figliuolino o la moglie, dirai teco stesso: ‘io bacio un mortale’; acciocché morendoti quella donna o quel fanciullino, tu non abbi perciò a turbarti.” [7]
Per essere uno stoico moderno non è perciò necessario un lungo processo di riflessione profonda, si può iniziare a ‘fare lo stoico’ fin da subito, poi magari con l’esercizio lo si diventa pure, forse. Questa è una forte attrattiva per chi ha fretta e non ha ‘tempo da perdere’. Le indimenticabili frasi dello stoicismo, così lapidarie ed efficaci, e i suoi consigli pratici lo rendono sia incredibilmente utile come strategia di resilienza e auto miglioramento, sia altamente commercializzabile. L'idea di creare una distanza tra gli eventi esterni e le reazioni ad essi può essere profonda, offrendo un modo per rendere più gestibili le circostanze della vita stressanti ed impegnative. Chi ha abbracciato lo stoicismo lo descrive spesso come una luce guida nell'affrontare lo stress lavorativo e relazionale, la gestione della rabbia e dell'ansia. Tutto bene, quindi? Beh, non proprio.
Lo stoicismo è una possibile risposta per la gestione dell’ansia in un’epoca molto complicata dove si intrecciano cambiamenti tecnologici epocali, crisi economiche cicliche, rapporti di forza mondiali in evoluzione, pandemie, dove la parola incertezza è la più usata per descrivere il futuro. Sempre più persone cercano un modo per affrontare tutto questo: lo stoicismo moderno ha davanti a sé un mercato enorme. Per conquistare tale mercato, per arrivare a quanti più ‘consumatori’ possibile, il ‘prodotto stoicismo’ deve essere reso facile da comunicare e comprendere, avere un packaging attraente, essere qualcosa che si può acquistare con i soldi invece che con la riflessione filosofica. Un sito di vendite on line di ‘accessori per lo stoicismo’ vende ad esempio per soli 156$ un pacchetto di 8 “medaglioni Stoici giornalieri ciascuno progettato per tenere a mente un diverso principio dello stoicismo”. In un articolo sul New York Times [8] la professoressa Nancy Sherman ha scritto: “Lo stoicismo moderno è diventato un'industria. E una mega-industria se è per quello.” Prosegue poi “oggi lo stoicismo non è tanto una filosofia quanto una raccolta di trucchi di vita per superare l'ansia, meditazioni per frenare la rabbia, esercizi per trovare quiete e calma”. Con tutto il contorno di life-coach, seminari e quant’altro per insegnare e aiutare a diventare stoici.
Ma se questo aiuta le persone, cosa c’è di male? La semplificazione per rendere lo stoicismo moderno un’attività pratica più che una filosofia, sta accentuando l’attenzione sull’idea di Epitteto di concentrarsi su quello che è nel tuo controllo [9]. Posso farti fare degli esercizi affinché tu possa regolare le tue emozioni al riguardo delle catastrofi causate dal cambiamento climatico, non per rimuoverne le cause. In questa visione, l'impatto del mondo esterno e degli altri può svanire quando il sé interiore diventa l’unico punto di riferimento. L'attenzione si restringe a quel sé: io, isolato dalle strutture sociali che mi sostengono o mi abbattono. Una visione già in qualche modo presente in Marco Aurelio: “quanto certuni mi ostacolano nello svolgimento del mio specifico operato, gli uomini divengono per me una delle cose indifferenti, non meno del sole o del vento o di una belva” [10].
Il rischio che vedo è che lo stoicismo moderno porti i suoi seguaci a vedere come possibili, e perciò perseguire, solo soluzioni individuali per loro stessi. Che di fronte allo sfruttamento sul luogo di lavoro l’unica soluzione sia diventare imprenditore [11]. Il rischio cioè che le persone rinuncino troppo rapidamente alla lotta per cambiare il mondo esterno, accettando il fatto che non è nel loro potere e limitandosi a controllare le proprie reazioni.
Ai tempi di Zenone o Seneca gli esseri umani effettivamente potevano poco contro quel che accadeva. Se a Marco Aurelio avessi detto che molti dei suoi soldati si sarebbero potuti salvare dalle ferite grazie alla penicillina, ti avrebbe guardato come si guarda un pazzo e ti avrebbe risposto che l’unica cosa in suo potere era prepararsi alla perdita di tanti compagni d’armi per non essere travolto dal dolore. Ora lo sviluppo morale, sociale, scientifico e tecnologico ha ampliato il perimetro di ciò che è in nostro potere. Però tale controllo sulle cose spesso non lo abbiamo individualmente ma solo se lavoriamo collettivamente.
Quello che si legge approfondendo davvero l'antico stoicismo è la promessa di un sé connesso e il potenziale di contribuire al bene della comunità, mentre nel mercato prospera lo stoicismo pop egocentrico. Marco Aurelio scriveva: “siamo nati per la collaborazione, come i piedi, le mani, le palpebre, i denti superiori e inferiori” [12] e ancora “Infatti è da tempo dimostrato che siamo nati per la vita in società.” [13] Lo $tocismo moderno - con il simbolo del dollaro al posto della ‘S’ come lo definisce Massimo Pagliucci nel blog Stoicism Philosophy as a Way of Life - con la sua visione incentrata sull'io manca dell'enfasi dell'antico stoicismo sul nostro fiorire come sé sociali, connessi a livello locale e globale.
Questo avviene quando lo stoicismo è usato come strumento piuttosto che come filosofia nel suo insieme. Vale per qualunque filosofia se la si trasforma in strumento, in prodotto.
1 Marco Aurelio, Colloqui con se stesso, Ricordi, II 1
2 In realtà se si legge per intero il brano Marco Aurelio non induce certo a questo autocompiacimento: “riflettendo sulla natura di chi sbaglia, ho concluso che si tratta di un mio parente, non perché derivi dallo stesso sangue o dallo stesso seme, ma in quanto compartecipe dell'intelletto […] siamo nati per la collaborazione […] agire l'uno contro l'altro è contro natura: e adirarsi e respingere sdegnosamente qualcuno è agire contro di lui.” ibid. Ma una lettura rapida della frase, estrapolata dal resto, in stile social media appunto, al contrario porta proprio all’autocompiacimento.
3 Ibid. IV 49
4 Ibid. V 20 questa citazione si trova spesso nella forma semplificata “Le nostre azioni possono essere impedite ma non può esserci alcun impedimento alle nostre intenzioni o disposizioni”.
5 Epitteto, Manuale, I, traduzione di Giacomo Leopardi, 1825
6 Marcus Aurlius, Meditations a new translation, Translated by Gregory Hays, The Modern Library, New York 2003
7 Epitteto, Manuale, III, traduzione di Giacomo Leopardi, 1825
8 Nancy Sherman, If You’re Reading Stoicism for Life Hacks, You’re Missing the Point, The New York Times, 14 maggio 2021
9 Tralascio qui l’argomento, ma sarebbe utile approfondire il fatto che in questo modo si apre la strada ad una sorta di autoflagellazione morale, per cui se non riesco, o quantomeno non sono felice, è perché non ho adeguatamente controllato ciò che è in mio controllo.
10 Marco Aurelio, Colloqui con se stesso, Ricordi, V 20
11 Anche questo credo sia un argomento correlato che merita approfondimento. Nel campo della logistica questo processo di promuovere ‘l’imprenditorialità’ di raiders e padroncini sembra un modo piuttosto raffinato per nascondere condizioni di lavoro inaccettabili.
12 Marco Aurelio, Colloqui con se stesso, Ricordi, II 1
13 Ibid. V 16